Premessa


Questa analisi è stata condotta per chiarire il contesto e la veridicità delle notizie relative alla riapertura delle tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa riguardo alla tassazione dei servizi digitali, con particolare attenzione alla tassa digitale francese e ai potenziali dazi ritorsivi statunitensi sui beni di lusso europei.

La motivazione principale di questa analisi è l’influenza determinante che l’imposizione di dazi ha sui corsi dei titoli azionari, specialmente per le aziende coinvolte. I dazi, come quelli proposti del 25% sui beni di lusso europei, agiscono come un costo aggiuntivo significativo, riducendo i margini di profitto per gli importatori e gli esportatori e diminuendo la domanda dei prodotti a causa dell’aumento dei prezzi per i consumatori finali.

Questo impatto economico si riflette immediatamente sui mercati azionari:

  • Settore del Lusso: Le aziende del settore del lusso europeo, come quelle che producono cosmetici e borse (esempi specifici citati nella lista del 2020), subirebbero un calo delle vendite e della redditività. Gli investitori reagirebbero negativamente a queste prospettive, portando a una svalutazione dei titoli azionari di queste aziende. La loro esposizione al mercato statunitense è un fattore chiave per la loro valutazione.
  • Aziende Statunitensi: Anche le aziende statunitensi che importano beni europei o che sarebbero colpite da eventuali contromisure dell’UE (es. prodotti agricoli, alcolici) vedrebbero i loro corsi azionari influenzati negativamente a causa della perdita di accesso a mercati chiave e dell’aumento dei costi di produzione o distribuzione.
  • Incertezza del Mercato: La riacutizzazione di una guerra commerciale tra due delle più grandi economie mondiali crea un’incertezza generalizzata nei mercati. Gli investitori tendono a ritirarsi da settori esposti o a richiedere un premio di rischio maggiore, il che può portare a una volatilità e a un calo complessivo degli indici azionari.

In sintesi, l’analisi è cruciale perché i dazi non sono solo una questione di politica fiscale, ma un fattore diretto e potente che altera i flussi commerciali, i costi operativi e le aspettative di profitto, esercitando così una pressione al ribasso sui corsi dei titoli azionari delle aziende coinvolte e, potenzialmente, dell’intero mercato.

I. Sintesi Esecutiva

Il presente rapporto analizza la veridicità e il contesto della notizia secondo cui l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR) avrebbe annunciato una revisione delle tariffe sui beni di lusso europei in risposta alla tassa digitale francese. La conclusione principale è che la notizia è sostanzialmente vera, ma richiede un contesto critico per una corretta interpretazione. Un Memorandum Presidenziale emesso il 21 febbraio 2025 ha effettivamente incaricato l’USTR di esaminare e considerare la riapertura della sua indagine ai sensi della Sezione 301 sulla Digital Services Tax (DST) della Francia e di altri paesi europei.1 Questa azione riapre esplicitamente la possibilità di imporre dazi ritorsivi, che in passato hanno preso di mira specificamente i beni di lusso francesi.5

Tuttavia, la premessa della domanda dell’utente contiene due imprecisioni fondamentali che devono essere corrette. In primo luogo, la DST francese non è “nuova”; è stata promulgata nel 2019.7 Lo sviluppo recente che ha contribuito ad alimentare la tensione è una

proposta legislativa, emersa alla fine del 2024, per aumentare l’aliquota della tassa dal 3% al 5%.10 In secondo luogo, l’azione dell’USTR non è una semplice “revisione” di tariffe esistenti, ma una potenziale

riapertura di un’indagine precedentemente chiusa, che potrebbe portare all’imposizione di nuove tariffe.2

Il motore principale di questa riacutizzazione del conflitto è duplice: da un lato, lo stallo prolungato dei negoziati fiscali multilaterali presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), noti come “Pillar One” (Primo Pilastro); dall’altro, un significativo cambiamento nella politica commerciale degli Stati Uniti sotto una nuova amministrazione, che favorisce un approccio più unilaterale e coercitivo.1

Per gli operatori economici, in particolare nei settori del lusso, dell’import/export e della tecnologia, la conclusione strategica è inequivocabile: il rischio di dazi statunitensi, potenzialmente del 25%, sui beni di lusso europei, con un’enfasi particolare sulla Francia, non è più una minaccia dormiente. È stato attivamente rianimato, rendendo necessaria un’immediata e approfondita revisione strategica da parte delle industrie interessate per valutare le esposizioni e pianificare adeguate misure di mitigazione.

II. La Genesi del Conflitto: La Tassa Unilaterale sui Servizi Digitali (DST) della Francia

La radice della controversia commerciale transatlantica risiede nella decisione della Francia di agire unilateralmente per tassare i ricavi delle grandi imprese digitali. Questa mossa, sebbene motivata da preoccupazioni legittime sulla tassazione dell’economia digitale, è stata percepita dagli Stati Uniti come un’azione discriminatoria mirata alle sue aziende tecnologiche, innescando un ciclo di indagini e minacce ritorsive.

Motivazioni e Implementazione

La Francia ha formalmente introdotto la sua Tassa sui Servizi Digitali (Taxe sur les Services Numériques, o TSN), comunemente nota come “tassa GAFA” (un acronimo per Google, Apple, Facebook, Amazon), nel luglio 2019. Una delle sue caratteristiche più controverse è stata l’applicazione retroattiva a partire dal 1° gennaio 2019, con i primi pagamenti dovuti nell’ottobre dello stesso anno.7 Fin dall’inizio, il governo francese ha inquadrato la DST come una misura temporanea, una soluzione ponte in attesa di un accordo globale e coordinato sulla tassazione digitale sotto l’egida dell’OCSE.8 L’obiettivo dichiarato era quello di affrontare il profondo disallineamento percepito tra il luogo in cui le aziende digitali creano valore (cioè, dove si trovano i loro utenti) e il luogo in cui pagano le imposte, un problema centrale nell’economia globalizzata e digitalizzata del XXI secolo.14

La logica di fondo era che i modelli di business digitali, basati su dati e interazioni degli utenti, generano profitti significativi in giurisdizioni dove le aziende hanno una presenza fisica minima o nulla, eludendo così i sistemi fiscali tradizionali basati sulla presenza fisica. La DST mirava a catturare una parte di questo valore generato sul suolo francese.

Meccanismi Tecnici della DST Francese

Per comprendere appieno la reazione degli Stati Uniti, è essenziale analizzare la struttura tecnica della legge, che rivela un’architettura attentamente calibrata.

  • Aliquota Fiscale: La legge impone un’aliquota del 3% sui ricavi lordi (esclusa l’IVA) derivanti da specifici servizi digitali forniti in Francia.8
  • Soglie di Ricavo: La tassa è stata progettata per colpire esclusivamente le più grandi aziende multinazionali. Si applica solo alle società che soddisfano due soglie cumulative: ricavi globali annui superiori a 750 milioni di euro e ricavi generati in Francia da servizi tassabili superiori a 25 milioni di euro.8 Queste soglie elevate escludono di fatto le startup, le piccole e medie imprese e la maggior parte delle aziende europee.
  • Servizi Tassabili: La legislazione non tassa tutti i servizi digitali, ma si concentra su tre categorie specifiche:
  1. La fornitura di un’interfaccia digitale che consente agli utenti di entrare in contatto e interagire con altri utenti, anche per la consegna di beni o servizi direttamente tra di loro (ad esempio, marketplace online).8
  2. Servizi pubblicitari mirati forniti ad inserzionisti, basati sui dati degli utenti (ad esempio, pubblicità sui social media o sui motori di ricerca).8
  3. La vendita di dati raccolti dagli utenti a fini pubblicitari.9
  • Esclusioni Strategiche: Di fondamentale importanza sono i servizi che la legge esclude esplicitamente dal suo campo di applicazione. Tra questi vi sono le vendite dirette di beni e servizi online (e-commerce tradizionale), la fornitura di contenuti digitali (come servizi di streaming video o musicale), i servizi di comunicazione e i servizi finanziari regolamentati.8 Queste esclusioni coprono settori in cui le aziende francesi ed europee hanno una presenza di mercato più significativa.

La Proposta del 2024 di Aumentare l’Aliquota

Alla fine del 2024, la dinamica del conflitto ha subito una nuova accelerazione. Durante la discussione della legge di bilancio per il 2025, è stato presentato un emendamento (I-735) presso la Commissione Finanze dell’Assemblea Nazionale francese per aumentare l’aliquota della DST dal 3% al 5%.10 Sebbene una proposta precedente per un aumento al 6% fosse stata respinta, l’emendamento per il 5% è rimasto in discussione, con l’obiettivo dichiarato di generare circa 500 milioni di euro di entrate aggiuntive per il bilancio dello Stato.14

Le motivazioni dietro questa proposta sono state duplici. Da un lato, una pressante necessità fiscale per la Francia di affrontare un deficit di bilancio superiore ai limiti dell’UE.10 Dall’altro, una crescente frustrazione per la lentezza e l’incertezza che circondano i negoziati multilaterali dell’OCSE sul Pillar One, che avrebbero dovuto sostituire le DST nazionali.10 Questa mossa, tuttavia, è stata vista dagli Stati Uniti non solo come un’ulteriore provocazione, ma anche come una violazione dello spirito della tregua del 2021.

Analisi Comparativa delle Tasse sui Servizi Digitali in Europa

La Francia non è stata l’unica nazione europea a percorrere la strada della tassazione digitale unilaterale. Diversi altri paesi hanno implementato misure simili, creando un panorama frammentato che ha rafforzato la percezione statunitense di un attacco coordinato ai suoi interessi commerciali.

PaeseStatoAliquotaSoglia di Ricavo GlobaleSoglia di Ricavo NazionaleServizi Tassati
FranciaImplementata3%€750 milioni€25 milioniIntermediazione, Pubblicità mirata
ItaliaImplementata3%€750 milioni€5.5 milioniIntermediazione, Pubblicità, Dati utenti
SpagnaImplementata3%€750 milioni€3 milioniIntermediazione, Pubblicità, Dati utenti
AustriaImplementata5%€750 milioni€25 milioniPubblicità online
Regno UnitoImplementata2%£500 milioni£25 milioniMotori di ricerca, Social media, Marketplace
TurchiaImplementata7.5%€750 milioniTRY 20 milioniPubblicità, Intermediazione

Fonte: Dati compilati da.8

Analisi: “Discriminatoria per Progettazione”

L’architettura della DST francese è al centro dell’argomentazione statunitense secondo cui la tassa è intrinsecamente discriminatoria. Sebbene la legge sia formalmente neutra e non menzioni esplicitamente le aziende statunitensi, la sua struttura pratica la rende tale. Questo concetto di “discriminazione di fatto” è il fondamento giuridico dell’indagine e delle potenziali ritorsioni ai sensi della Sezione 301 della legge sul commercio statunitense.

Il ragionamento si sviluppa attraverso una sequenza logica chiara. In primo luogo, l’imposizione di una soglia di ricavo globale estremamente elevata, pari a 750 milioni di euro, garantisce che solo le più grandi imprese multinazionali (MNE) rientrino nel campo di applicazione.8 Questo restringe immediatamente il pool di contribuenti a un numero limitato di attori globali. In secondo luogo, la selezione dei servizi tassabili — intermediazione digitale e pubblicità mirata basata sui dati — si concentra su aree di mercato in cui le aziende tecnologiche statunitensi detengono una posizione di leadership dominante.7 Infine, e in modo cruciale, la legge esclude esplicitamente settori come l’e-commerce diretto, lo streaming di contenuti e i servizi finanziari, dove esistono concorrenti europei e francesi più forti.8

La combinazione di questi tre elementi — soglie elevate, targeting di servizi specifici e esclusioni strategiche — crea un effetto per cui la tassa, pur essendo scritta in termini neutri, colpisce in modo sproporzionato e quasi esclusivo un piccolo gruppo di aziende, la maggior parte delle quali ha sede negli Stati Uniti. È questa la base su cui l’USTR ha concluso che la DST è “irragionevole o discriminatoria e grava o limita il commercio degli Stati Uniti”, la formula legale che autorizza l’azione ritorsiva ai sensi della Sezione 301.14 La Camera di Commercio degli Stati Uniti ha articolato esplicitamente questa argomentazione, sostenendo che la tassa viola gli impegni della Francia in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).14

Questa scelta di un approccio unilaterale, percepito come deliberatamente mirato, ha stabilito fin dall’inizio un precedente conflittuale. Invece di perseguire una soluzione basata su regole negoziate, la Francia ha optato per una misura di potere, invitando inevitabilmente una risposta basata sul potere da parte degli Stati Uniti e trasformando la disputa da una questione tecnica di politica fiscale a uno scontro commerciale strategico.

III. L’Indagine della Sezione 301: Una Cronologia dell’Azione Statunitense (2019-2024)

La risposta degli Stati Uniti alla DST francese si è sviluppata attraverso un processo pluriennale definito dalla Sezione 301 del Trade Act del 1974, uno strumento che conferisce all’USTR l’autorità di indagare e rispondere a pratiche commerciali estere ritenute sleali. La cronologia di questo processo rivela un ciclo di escalation, de-escalation diplomatica e una tregua precaria, che ha gettato le basi per la riacutizzazione del conflitto nel 2025.

Fase 1: Indagine e Minacce Iniziali (2019-2020)

La reazione di Washington è stata immediata e decisa.

  • Luglio 2019: Pochi giorni dopo la promulgazione della legge francese, l’USTR, allora sotto l’amministrazione Trump, ha avviato formalmente un’indagine ai sensi della Sezione 301.7 L’avviso di avvio dell’indagine invitava a presentare commenti pubblici sulla natura della tassa, in particolare se discriminasse le aziende statunitensi e se deviasse dalle norme fiscali internazionali.18
  • Dicembre 2019: L’USTR ha pubblicato il suo rapporto di indagine, giungendo alla conclusione formale che la DST francese era effettivamente discriminatoria e gravava sul commercio statunitense.18 Sulla base di questa determinazione, l’USTR ha proposto l’imposizione di dazi ritorsivi fino al 100% su un elenco di prodotti francesi, tra cui champagne, formaggi e beni di lusso.
  • Luglio 2020: Dopo un periodo di commenti pubblici e audizioni, l’USTR ha annunciato la sua azione definitiva: dazi addizionali del 25% su un elenco specifico di prodotti francesi, per un valore commerciale stimato di 1,3 miliardi di dollari.5 I prodotti presi di mira includevano articoli emblematici dell’industria del lusso francese, come cosmetici e borse. Tuttavia, in una mossa strategica volta a lasciare aperta la porta alla diplomazia, l’USTR ha contemporaneamente sospeso l’applicazione di tali dazi per un periodo fino a 180 giorni, fissando la scadenza al 6 gennaio 2021.18

Fase 2: Allargamento del Campo d’Azione e Sospensione Strategica (2021)

L’inizio del 2021 ha visto un cambiamento di tattica da parte degli Stati Uniti, coincidente con la transizione presidenziale.

  • Gennaio 2021: Pochi giorni prima della scadenza, l’amministrazione Trump uscente ha annunciato la sospensione a tempo indeterminato dell’azione tariffaria contro la Francia.20 La motivazione ufficiale era quella di consentire una risposta coordinata e unificata, dato che erano in corso indagini simili su DST adottate o prese in considerazione da altre dieci giurisdizioni, tra cui Austria, Italia, Spagna, Regno Unito e India.20 Questa mossa ha trasformato la disputa da un conflitto bilaterale con la Francia a un confronto multilaterale con tutti i paesi che perseguivano politiche simili.
  • Giugno 2021: La nuova amministrazione Biden, sotto la guida della Rappresentante per il Commercio Katherine Tai, ha concluso le sue indagini su sei paesi (Austria, India, Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito). L’USTR ha confermato la determinazione che le loro DST erano discriminatorie e ha annunciato l’imposizione di dazi del 25% su beni provenienti da questi paesi.6 Tuttavia, in un gesto diplomatico chiave, ha
    immediatamente sospeso l’applicazione di queste tariffe per un massimo di 180 giorni. L’obiettivo dichiarato di questa sospensione era quello di “fornire tempo aggiuntivo per completare i negoziati multilaterali in corso sulla tassazione internazionale presso l’OCSE e nel processo del G20”.21 Questa azione ha segnalato un cambiamento di approccio: usare la minaccia delle tariffe non come punizione immediata, ma come leva per spingere verso una soluzione negoziata a livello globale.

Fase 3: La Tregua Mediatata dall’OCSE e la Chiusura delle Azioni (Fine 2021)

La strategia diplomatica dell’amministrazione Biden ha dato i suoi frutti nell’autunno del 2021, portando a una tregua.

  • Ottobre 2021: È stata annunciata una svolta significativa. Gli Stati Uniti, insieme ad Austria, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, hanno rilasciato una Dichiarazione Congiunta che delineava un compromesso politico.2 L’accordo prevedeva un meccanismo transitorio complesso:
  1. I paesi europei si impegnavano a garantire che le passività fiscali della DST maturate dalle aziende statunitensi durante il periodo transitorio sarebbero state accreditabili contro le future imposte sul reddito dovute ai sensi del nuovo quadro del Pillar One dell’OCSE, una volta entrato in vigore.
  2. In cambio, gli Stati Uniti si impegnavano a porre fine alle azioni tariffarie della Sezione 301, che erano state annunciate ma sospese.23
  • Novembre 2021: In linea con l’accordo, l’USTR ha formalmente terminato le azioni della Sezione 301 contro Austria, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, rimuovendo la minaccia imminente di dazi.2 Accordi simili e la conseguente cessazione delle azioni sono seguiti per la Turchia e l’India nei mesi successivi.2

Tabella: Cronologia della Disputa Fiscale Digitale tra Stati Uniti e Francia (2019-2025)

DataEvento ChiaveAzione degli Stati UnitiAzione di Francia/UEContesto OCSE
Luglio 2019La Francia promulga la DSTL’USTR avvia l’indagine della Sezione 301La legge entra in vigore con effetto retroattivoI negoziati per una soluzione globale sono in corso
Dicembre 2019L’USTR pubblica il rapportoDetermina che la DST è discriminatoria, propone daziLa Francia mantiene la tassaI negoziati continuano
Luglio 2020L’USTR annuncia l’azioneImpone dazi del 25% su 1,3 mld di $ di beni, ma sospende l’applicazione per 180 giorniLa Francia continua a riscuotere la tassaL’obiettivo è un accordo entro la fine del 2020
Gennaio 2021Scadenza della sospensioneSospende a tempo indeterminato i dazi contro la Francia per coordinarsi con altre indaginiLa Francia ritarda la riscossione del 2020I negoziati sul Pillar One/Two prendono forma
Giugno 2021L’USTR conclude altre indaginiAnnuncia dazi del 25% contro 6 paesi (inclusi IT, ES, UK), ma li sospende immediatamente per 180 giorniDiversi paesi UE hanno DST attiveAccordo politico di alto livello sul quadro a due pilastri
Ottobre 2021Accordo politico transitorioRaggiunge un accordo con 5 paesi UE per porre fine alla disputaI paesi UE accettano di rendere la DST accreditabile contro le future tasse del Pillar One136 giurisdizioni approvano la soluzione a due pilastri
Novembre 2021Fine delle azioniL’USTR termina formalmente le azioni della Sezione 301 contro Francia, IT, ES, UK, ATI paesi UE si impegnano a ritirare le DST all’entrata in vigore del Pillar OneL’accordo dipende dall’implementazione del Pillar One
Fine 2024La Francia considera un aumentoL’Assemblea Nazionale discute l’aumento dell’aliquota della DST al 5%Le scadenze per l’implementazione del Pillar One sono state mancate
Febbraio 2025Riacutizzazione del conflittoIl Memorandum Presidenziale ordina all’USTR di considerare la riapertura delle indagini della Sezione 301L’UE esprime preoccupazione per le azioni unilateraliI negoziati sul Pillar One sono di fatto bloccati

Fonte: Dati compilati da.2

Analisi: La Fragilità di un Accordo Contingente

Un’analisi approfondita della tregua del 2021 rivela che non si trattava di una risoluzione del disaccordo di fondo, ma piuttosto di un cessate il fuoco temporaneo e condizionato. La sua stabilità era interamente subordinata al successo e alla tempestiva implementazione del Pillar One dell’OCSE. Si è trattato, in sostanza, di una scommessa sul multilateralismo.

Il ragionamento alla base di questa conclusione è chiaro. In primo luogo, gli Stati Uniti non hanno mai concesso la legittimità delle DST. Hanno semplicemente accettato di porre fine alle loro azioni ritorsive in cambio di una via d’uscita negoziata.23 In secondo luogo, i paesi europei non hanno accettato di abrogare immediatamente le loro DST. Si sono impegnati a farlo

solo dopo l’entrata in vigore del Pillar One.23 L’intero accordo era concepito come un ponte verso una futura soluzione multilaterale.

Questa struttura conteneva intrinsecamente i semi della propria distruzione. Se il ponte non avesse portato da nessuna parte — cioè, se il Pillar One fosse fallito — entrambe le parti sarebbero state libere di tornare alle loro posizioni originarie. La tregua non ha risolto il conflitto, lo ha semplicemente messo in pausa, legando il suo destino a un processo esterno e complesso.

Di conseguenza, questa architettura ha creato una scommessa ad alto rischio. Collegando la cessazione delle ostilità commerciali direttamente al successo di un negoziato che coinvolgeva oltre 140 paesi, le parti hanno di fatto reso la relazione commerciale transatlantica ostaggio del processo dell’OCSE. Il successivo fallimento di tale processo ha reso quasi inevitabile un ritorno al conflitto, poiché la condizione fondamentale su cui si basava la pace — l’imminente arrivo di una soluzione globale — non si è materializzata.

IV. Il Quadro dell’OCSE: Una Soluzione Multilaterale su Basi Precarie

La chiave per comprendere la riacutizzazione del conflitto nel 2025 risiede nel fallimento del meccanismo multilaterale progettato per risolverlo. L’accordo a due pilastri dell’OCSE, in particolare il Pillar One, era stato salutato come la soluzione globale che avrebbe reso obsolete le tasse digitali unilaterali. Il suo arenarsi ha creato un vuoto che ha riportato le nazioni alle loro posizioni di partenza, basate su misure unilaterali.

La Soluzione a Due Pilastri

Per anni, l’OCSE e il G20, attraverso l’Inclusive Framework on BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), hanno lavorato a una riforma completa delle regole fiscali internazionali per affrontare le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione. Nell’ottobre 2021, questo sforzo è culminato in un accordo politico su una soluzione a due pilastri.24

  • Pillar One (Primo Pilastro): Questo pilastro è il fulcro della disputa sulla DST. Il suo obiettivo è modificare le regole di allocazione dei profitti e di nesso fiscale per riattribuire una parte degli utili delle più grandi e redditizie imprese multinazionali (MNE) alle giurisdizioni di mercato, ovvero dove si trovano i loro clienti e utenti, indipendentemente dalla presenza fisica dell’azienda.25 In sostanza, Pillar One è stato progettato per essere il sostituto multilaterale e standardizzato delle DST unilaterali. L’accordo del 2021 prevedeva che, con l’implementazione del Pillar One, tutti i paesi si sarebbero impegnati a ritirare le loro DST esistenti e a non introdurne di nuove.24
  • Pillar Two (Secondo Pilastro): Questo pilastro mira a stabilire un’imposta minima globale sulle società del 15% attraverso le cosiddette regole GloBE (Global Anti-Base Erosion).26 Sebbene politicamente significativo, il Pillar Two ha visto progressi più rapidi e una maggiore adozione (anche a livello UE), ma non affronta la questione centrale dei diritti di tassazione che ha dato origine al conflitto sulle DST.

L’Arenarsi del Pillar One

Mentre il Pillar Two avanzava, l’implementazione del Pillar One si è rivelata molto più complessa e controversa, fino a bloccarsi.

L’attuazione del Pillar One dipende dalla stesura, firma e ratifica di una Convenzione Multilaterale (MLC), un trattato internazionale complesso che modificherebbe migliaia di trattati fiscali bilaterali esistenti.26 Il processo ha incontrato ostacoli insormontabili. Le scadenze sono state ripetutamente mancate. Un obiettivo iniziale di entrata in vigore nel 2025 è diventato irrealistico.27 Le scadenze successive per finalizzare il testo della MLC entro marzo 2024 e per aprirla alla firma entro giugno 2024 sono state anch’esse disattese.12

A inizio 2025, i negoziati sul testo della MLC non si erano ancora conclusi e la convenzione non era stata aperta alla firma.27 Il colpo di grazia è arrivato con il cambiamento di amministrazione negli Stati Uniti e il conseguente ritiro dal processo negoziale, che di fatto ha paralizzato l’intero sforzo, data l’impossibilità di implementare una tale riforma senza la partecipazione della più grande economia mondiale.13

La Scadenza della Clausola “Standstill”

L’accordo di tregua dell’ottobre 2021 conteneva una clausola cruciale, nota come “standstill” (clausola di sospensione). I paesi si erano impegnati a non imporre nuove DST a partire dall’8 ottobre 2021 fino alla data più prossima tra il 31 dicembre 2023 e l’entrata in vigore della MLC.24 Questa scadenza è stata successivamente prorogata al 30 giugno 2024.12

Il superamento di questa data senza una MLC in vigore ha avuto un’importanza giuridica e politica fondamentale. Ha liberato legalmente i paesi, inclusa la Francia, dal loro impegno a non modificare o introdurre nuove DST. Questo ha creato la finestra di opportunità per i legislatori francesi per proporre l’aumento dell’aliquota dal 3% al 5% alla fine del 2024, un’azione che sarebbe stata considerata una violazione dell’accordo se intrapresa prima della scadenza.

Analisi: Il Vuoto del Multilateralismo

Il fallimento del Pillar One non è stato un semplice ritardo tecnico; ha creato quello che può essere definito un “vuoto di multilateralismo”. Il meccanismo che era stato progettato per prevenire le guerre commerciali unilaterali è venuto meno, non lasciando alcun percorso alternativo per la risoluzione del conflitto se non un ritorno alle misure unilaterali e alla politica di potenza.

Il percorso logico che porta a questa conclusione è diretto. La tregua del 2021 era stata costruita sull’ipotesi fondamentale che l’OCSE avrebbe fornito un’alternativa praticabile e vincolante alle DST.23 Questo presupposto si è rivelato errato. Il processo dell’OCSE, appesantito da complessità tecniche, divergenze politiche tra i paesi e interessi nazionali contrastanti, non è riuscito a rispettare le proprie scadenze.12 L’abbandono del tavolo negoziale da parte degli Stati Uniti, un attore indispensabile, ha inferto il colpo mortale al processo.13

Senza un quadro multilaterale che potesse riempire il vuoto, le parti sono tornate agli strumenti che conoscevano e controllavano. Paesi come la Francia, frustrati dalla mancanza di progressi e pressati da esigenze di bilancio, sono tornati a considerare il loro unico strumento disponibile: la DST nazionale, proponendone persino il rafforzamento.10 Allo stesso modo, gli Stati Uniti, vedendo il fallimento della via diplomatica, sono tornati al loro strumento unilaterale preferito: la minaccia di ritorsioni commerciali ai sensi della Sezione 301.

L’implicazione a lungo termine di questo fallimento è profonda e preoccupante. Ha gravemente danneggiato la credibilità dell’OCSE come forum efficace per la risoluzione di importanti controversie fiscali internazionali. Ha inviato un segnale potente ai governi di tutto il mondo: i lunghi e laboriosi processi multilaterali basati sul consenso possono essere meno efficaci di un’azione unilaterale diretta e decisa. Questo precedente rischia di incoraggiare un maggior numero di dispute di questo tipo in futuro, non solo in ambito fiscale, ma anche in altre aree della politica economica globale, erodendo ulteriormente l’ordine commerciale basato sulle regole.

V. L’Escalation del 2025: Una Nuova Amministrazione Statunitense Riapre l’Indagine

Il nucleo degli eventi che hanno scatenato la recente ondata di preoccupazione e la domanda dell’utente si trova nelle azioni intraprese dalla nuova amministrazione statunitense all’inizio del 2025. Queste azioni non solo hanno riacceso la disputa dormiente sulle DST, ma l’hanno anche ampliata, segnalando un approccio molto più conflittuale alle relazioni commerciali transatlantiche.

Il Memorandum Presidenziale del 21 Febbraio 2025

Il documento cardine che ha formalizzato la nuova politica statunitense è un memorandum presidenziale intitolato “Difendere le Aziende e gli Innovatori Americani da Estorsioni e Multe e Sanzioni Sleali d’Oltreoceano”.1 Questo memorandum è la prova principale che conferma la sostanza della notizia.

In esso, il Presidente ha ordinato esplicitamente all’USTR di “riesaminare e considerare la riapertura” delle indagini della Sezione 301 sulle DST di Francia, Austria, Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito.2 Il linguaggio utilizzato nel documento è di per sé indicativo di un cambiamento di tono radicale. Le tasse digitali europee non sono più descritte come semplicemente “discriminatorie”, ma sono etichettate come “estorsive” e parte di un più ampio schema di “politiche unilaterali e anticoncorrenziali” progettate per “trasferire fondi significativi… dalle aziende americane” ai governi stranieri.4 Questa retorica aggressiva ha spostato la questione da una disputa commerciale a una questione di sicurezza economica nazionale.

Un Mandato più Ampio per la Ritorsione

Il memorandum del 2025 va ben oltre la questione delle DST, ampliando significativamente il campo di battaglia. Incarica l’USTR, il Dipartimento del Tesoro e il Dipartimento del Commercio di identificare altre pratiche estere che “discriminano, colpiscono in modo sproporzionato o minano in altro modo” la competitività delle aziende statunitensi.1

In modo particolarmente significativo, il documento menziona specificamente l’indagine su politiche dell’Unione Europea o del Regno Unito che potrebbero “minare la libertà di parola o favorire la censura”.4 Questo è un chiaro e inequivocabile riferimento al più ampio pacchetto normativo digitale dell’UE, in particolare al Digital Services Act (DSA) e al Digital Markets Act (DMA). In questo modo, l’amministrazione statunitense ha collegato la disputa fiscale a un disaccordo fondamentale sulla regolamentazione di internet e delle piattaforme digitali, aumentando enormemente la posta in gioco.

I Probabili Obiettivi delle Nuove Tariffe

Qualora la riapertura dell’indagine portasse all’effettiva imposizione di dazi, le azioni passate forniscono il modello più probabile per quelle future. L’azione del 2020 contro la Francia, sebbene sospesa, mirava a un volume di scambi di 1,3 miliardi di dollari e si concentrava in modo mirato sui beni di lusso.5

La logica dietro la scelta di colpire i beni di lusso è squisitamente strategica e politica. In primo luogo, impone un dolore economico significativo a settori economicamente e politicamente influenti in Europa, in particolare in Francia e Italia, massimizzando la pressione politica sui rispettivi governi. In secondo luogo, ha un impatto limitato su una vasta base di consumatori statunitensi. Poiché si tratta di beni non essenziali, consumati prevalentemente da fasce di reddito più alte, l’impatto inflazionistico sull’elettore medio è minimo, rendendo la misura politicamente più sostenibile a livello nazionale.6 Infine, la natura iconica di questi marchi conferisce all’azione un alto valore simbolico.

Tabella: Proposte di Dazi Ritorsivi Statunitensi su Beni Francesi (Lista del 2020)

La seguente tabella elenca alcuni dei prodotti specifici inclusi nella lista di ritorsione proposta dall’USTR nel 2020, che costituisce il punto di partenza più probabile per eventuali nuove misure.

Codice HTSUSDescrizione del Prodotto
3304.10.00Preparazioni per il trucco delle labbra
3304.20.00Preparazioni per il trucco degli occhi
3304.99.50Altre preparazioni di bellezza o per il trucco e per la cura della pelle
3401.11.50Sapone e prodotti organici tensioattivi, in barre, pani, pezzi o forme modellate
3401.30.50Prodotti e preparazioni organiche tensioattive per il lavaggio della pelle
4202.21.60Borse a mano, con superficie esterna di pelle di rettile
4202.21.90Borse a mano, con superficie esterna di cuoio o di pelle ricostituita
4202.22.15Borse a mano, con superficie esterna di fogli di materia plastica

Fonte: Dati basati su informazioni da.5

Analisi: La Strumentalizzazione della Politica Commerciale

Il memorandum del 2025 segna un passaggio cruciale da una politica di negoziazione, seppur supportata da minacce, a una di coercizione esplicita. Questo cambiamento rappresenta una vera e propria “strumentalizzazione” della politica commerciale, utilizzata non solo per risolvere una disputa fiscale, ma per contrastare l’intera agenda di sovranità digitale dell’Unione Europea.

Il ragionamento dietro questa affermazione si basa su un confronto tra gli approcci delle diverse amministrazioni. L’amministrazione precedente, pur avviando l’indagine, ha utilizzato la minaccia dei dazi principalmente come leva per portare le controparti al tavolo dei negoziati, culminata nella tregua del 2021 mediata dall’OCSE.21 Il memorandum del 2025, al contrario, abbandona la pretesa di una soluzione negoziata (dato che gli Stati Uniti si sono ritirati dai colloqui dell’OCSE) e inquadra la questione in termini di difesa da un'”estorsione”.4

Inoltre, includendo nel suo mandato un linguaggio che allude chiaramente al DMA, al DSA e alla “censura”, l’amministrazione statunitense sta segnalando di considerare l’intero approccio normativo dell’UE all’economia digitale come un atto ostile.4 La minaccia tariffaria sulla DST non è più, quindi, solo una questione di politica fiscale. È diventata la salva di apertura in quella che alcuni analisti hanno definito una più ampia “guerra tecnologica transatlantica”.32

Questa strategia di collegamento crea una dinamica estremamente pericolosa. Se i dazi venissero imposti, l’UE sarebbe quasi certamente costretta a reagire. Tuttavia, la disputa non riguarderebbe più una tassa specifica che potrebbe essere negoziata, modificata o ritirata. Riguarderebbe uno scontro fondamentale tra due modelli normativi e filosofici divergenti per il governo dell’economia digitale. Questo rende un accordo negoziato molto più difficile da raggiungere, poiché richiederebbe a una delle due parti di abbandonare principi politici fondamentali. Di conseguenza, il rischio di una guerra commerciale prolungata, dannosa e difficile da risolvere è aumentato in modo esponenziale.

VI. Il Calcolo Strategico dell’Unione Europea

Di fronte alla rinnovata aggressività commerciale degli Stati Uniti, l’Unione Europea si trova a dover navigare in acque complesse, bilanciando la necessità di proiettare forza e difendere i propri interessi con il rischio di un’escalation dannosa per le proprie economie. Il calcolo strategico di Bruxelles è influenzato da una combinazione di strumenti legali, dinamiche politiche interne e imperativi economici.

Posizione Ufficiale dell’UE: Rincrescimento e Ritorsione

La posizione pubblica dell’Unione Europea è stata coerente nel tempo: qualsiasi dazio statunitense ritenuto “ingiustificato” o unilaterale sarà accolto da contromisure “forti ma proporzionate”.33 In seguito al memorandum statunitense del febbraio 2025, un portavoce della Commissione Europea ha espresso preoccupazione per le “ampie interpretazioni… e le azioni unilaterali che potrebbero innescare”.1

Il manuale operativo dell’UE in queste situazioni è ben definito. Prevede la preparazione di liste di beni statunitensi da colpire con dazi ritorsivi. Esempi passati, come la risposta ai dazi sull’acciaio e l’alluminio del 2018, includevano prodotti iconici e politicamente sensibili come il bourbon del Kentucky, i jeans, le motociclette e prodotti agricoli provenienti da stati chiave.35 In risposta alle recenti minacce, la Commissione ha già avviato nuove consultazioni pubbliche su potenziali liste di contromisure, che potrebbero colpire decine di miliardi di euro di importazioni dagli Stati Uniti.36

Lo Strumento Anti-Coercizione (ACI)

Rispetto alle precedenti dispute, l’UE ora dispone di un arsenale legale più potente. Nel 2023, ha adottato lo Strumento Anti-Coercizione (Anti-Coercion Instrument – ACI), un nuovo regolamento progettato specificamente per scoraggiare e contrastare l’uso della coercizione economica da parte di paesi terzi.37

L’ACI conferisce alla Commissione un’ampia gamma di poteri per rispondere a tali atti, una volta che il Consiglio ne abbia determinato l’esistenza. Le contromisure possibili vanno oltre i semplici dazi sulle merci e includono restrizioni al commercio di servizi, agli investimenti diretti esteri, all’accesso agli appalti pubblici, e persino restrizioni sui diritti di proprietà intellettuale.37 Questo strumento offre all’UE una maggiore flessibilità e una capacità di ritorsione più mirata e potente rispetto al passato, aumentando il costo potenziale di un’azione unilaterale per gli Stati Uniti.

Dinamiche e Dilemmi Interni all’UE

Nonostante una facciata di unità proiettata dalla Commissione, la posizione dell’UE è complicata da dinamiche interne e dilemmi strategici.

  • Unità vs. Interessi Nazionali: La sfida più grande per Bruxelles è mantenere l’allineamento dei 27 Stati membri. Mentre i paesi che hanno implementato una DST nazionale (come Francia, Italia e Spagna) hanno un interesse diretto e immediato nel conflitto, altri Stati membri, in particolare quelli con forti legami economici e di esportazione con gli Stati Uniti (come la Germania nel settore automobilistico), potrebbero essere più cauti riguardo all’entrare in una guerra commerciale su vasta scala.38 La coesione del blocco sarà messa a dura prova.
  • L’Opzione di una DST a Livello UE: Da anni, alcuni politici e funzionari europei sostengono l’idea di una tassa digitale a livello di blocco. Tale misura non solo rafforzerebbe la posizione negoziale dell’UE, ma fornirebbe anche una nuova e significativa fonte di entrate proprie per il bilancio dell’Unione.37 Tuttavia, questa opzione non ha mai raggiunto il consenso unanime necessario tra gli Stati membri (la politica fiscale richiede l’unanimità) e, al momento, sembra essere stata messa in secondo piano a favore di una risposta basata su dazi ritorsivi sulle merci.38
  • De-escalation vs. Confronto: Esistono segnali contrastanti che emanano da Bruxelles. Da un lato, l’UE si sta preparando meticolosamente per la ritorsione, come dimostrano le consultazioni pubbliche sulle liste di prodotti.36 Dall’altro, emergono indicazioni di un desiderio di de-escalation. Alcuni analisti hanno interpretato la mossa di ammorbidire alcuni requisiti di conformità di altre normative, come l’AI Act, come un tentativo di placare le preoccupazioni statunitensi e mantenere aperti i canali di dialogo.32

Analisi: L’UE in Equilibrio Precario

L’Unione Europea si trova intrappolata in un dilemma strategico, costretta a camminare su una corda tesa. Da un lato, deve rispondere con fermezza per mantenere la propria credibilità come attore geopolitico, per difendere la legittimità del suo processo legislativo e per scoraggiare futuri atti di unilateralismo da parte degli Stati Uniti o di altri partner. Una mancata risposta verrebbe interpretata come un segno di debolezza, invitando a ulteriori pressioni e minando l’obiettivo di “autonomia strategica” dell’UE.37

Dall’altro lato, una guerra commerciale su vasta scala con il suo più grande partner commerciale sarebbe economicamente devastante, specialmente in un contesto di incertezza economica globale. Le economie europee orientate all’esportazione, in particolare, sono altamente vulnerabili. Un’escalation “tit-for-tat” (colpo su colpo) potrebbe, in alcuni settori chiave, danneggiare l’UE più degli Stati Uniti, data la natura delle rispettive economie e catene del valore.

Pertanto, la strategia più probabile dell’UE sarà un mix attentamente calibrato di ritorsione e diplomazia. L’UE minaccerà contromisure significative e preparerà liste di ritorsione concrete per creare una leva negoziale e dimostrare la sua determinazione.34 Allo stesso tempo, manterrà costantemente aperti i canali diplomatici, sottolineando la sua preferenza per una soluzione negoziata e cercando di isolare la disputa per evitare che contamini l’intera relazione transatlantica.34

L’esito di questa disputa sarà una prova cruciale per il futuro dell’UE sulla scena mondiale. Riuscirà il blocco ad agire come una potenza geopolitica unificata e decisa, capace di difendere i propri interessi in modo efficace? O le divisioni interne e le vulnerabilità economiche la costringeranno a una postura reattiva o concessionaria? La risposta avrà implicazioni a lungo termine non solo per il futuro della relazione transatlantica, ma anche per la capacità dell’UE di affermare il proprio modello normativo e i propri valori in un mondo sempre più competitivo.

VII. Conclusione: Analisi, Prospettive e Raccomandazioni Strategiche

La presente analisi ha dimostrato che la tregua commerciale del 2021 tra Stati Uniti ed Europa sulla tassazione digitale è definitivamente terminata. La convergenza di tre fattori — lo stallo del processo multilaterale dell’OCSE, la mossa della Francia di aumentare la sua DST e una postura commerciale statunitense più aggressiva e unilaterale — ha riacceso un conflitto che ora si è ampliato. La disputa non riguarda più solo la politica fiscale, ma si è trasformata in uno scontro più fondamentale sui modelli di regolamentazione dell’economia digitale, aumentando significativamente i rischi per le imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Prospettive e Valutazione delle Probabilità

Sulla base delle prove analizzate, è possibile delineare le seguenti prospettive:

  • La probabilità che gli Stati Uniti impongano nuovi dazi su beni francesi (e potenzialmente di altri paesi europei) nel corso del 2025 è elevata. L’amministrazione statunitense ha emesso un ordine diretto alla sua agenzia commerciale, ha utilizzato una retorica politica fortemente conflittuale e ha abbandonato il percorso negoziale multilaterale.4 In questo contesto, l’imposizione di dazi appare come il logico passo successivo della politica dichiarata.
  • I bersagli più probabili di tali dazi rimangono i beni di lusso. Questa scelta serve l’obiettivo politico di massimizzare la pressione sui governi europei, colpendo settori di alto profilo e simbolici, senza imporre costi diffusi e politicamente impopolari sulla maggioranza dei consumatori statunitensi.6
  • Una risposta ritorsiva da parte dell’UE è quasi certa nel caso in cui i dazi statunitensi venissero imposti. L’UE possiede ora strumenti legali più potenti, come l’ACI 37, e ha la volontà politica dichiarata di non accettare misure unilaterali senza reagire.33 La credibilità del progetto di autonomia strategica europea è in gioco.

Analisi dell’Impatto Economico

Le conseguenze economiche di un’escalation tariffaria sarebbero significative e negative per entrambe le economie.

  • Un dazio statunitense del 25% sarebbe altamente dannoso per il settore del lusso europeo. Porterebbe a un’immediata interruzione delle catene di approvvigionamento, a un aumento dei costi per gli importatori e i distributori statunitensi e, in ultima analisi, a una riduzione delle vendite e della redditività per marchi europei iconici.6 La domanda di beni di lusso è elastica al prezzo, e un aumento del 25% del costo finale per il consumatore avrebbe un impatto tangibile sui volumi di vendita.
  • Allo stesso modo, le contromisure dell’UE danneggerebbero i settori statunitensi presi di mira. Che si tratti di prodotti agricoli, alcolici, macchinari o altri beni, le aziende statunitensi vedrebbero ridursi l’accesso a uno dei loro più grandi mercati di esportazione. Ciò si tradurrebbe in una perdita di ricavi, potenziali tagli di posti di lavoro e una maggiore incertezza economica. Il risultato finale sarebbe un esito economico a somma negativa, in cui entrambe le parti subiscono danni senza alcun guadagno netto complessivo.33

Raccomandazioni Strategiche per le Imprese Interessate

Data l’elevata probabilità di un’escalation, le imprese esposte al commercio transatlantico devono adottare un approccio proattivo per mitigare i rischi. Si raccomandano le seguenti azioni strategiche:

  1. Valutazione del Rischio e Monitoraggio Continuo: Le aziende devono immediatamente mappare la loro esposizione della catena del valore a potenziali dazi. Gli esportatori europei devono identificare i prodotti che potrebbero rientrare nelle liste di ritorsione statunitensi, mentre gli esportatori statunitensi devono fare lo stesso per le contromisure dell’UE. È fondamentale istituire un sistema di monitoraggio attivo delle comunicazioni ufficiali, in particolare degli avvisi del Federal Register dell’USTR e delle pubblicazioni della Commissione Europea, per avere informazioni aggiornate sulle liste di prodotti specifiche, sulle aliquote tariffarie e sulle date di implementazione.
  2. Pianificazione della Mitigazione dei Dazi e della Catena di Approvvigionamento: Le imprese dovrebbero esplorare attivamente strategie per mitigare l’impatto finanziario dei dazi. Queste includono:
  • Una revisione approfondita della classificazione tariffaria dei propri prodotti per garantirne l’accuratezza e verificare se esistono classificazioni alternative legittime che non rientrano nelle liste di ritorsione.
  • Un’analisi delle metodologie di valutazione doganale. Per gli importatori statunitensi, l’utilizzo di strutture come il “First Sale for Export” potrebbe, in alcuni casi, ridurre la base imponibile su cui viene calcolato il dazio.2
  • Sviluppare piani di emergenza per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e dei mercati. Sebbene ciò sia estremamente difficile per i beni di lusso legati a un marchio e a un’origine specifici, è necessario valutare tutte le opzioni possibili per ridurre la dipendenza da un singolo corridoio commerciale.40
  1. Advocacy e Coinvolgimento Istituzionale: È essenziale che il settore privato faccia sentire la propria voce. Le aziende dovrebbero collaborare attivamente con le associazioni di categoria (come la Camera di Commercio degli Stati Uniti 14 o le federazioni europee del lusso) e impegnarsi direttamente con i funzionari governativi su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’obiettivo di questa attività di advocacy dovrebbe essere quello di promuovere una de-escalation negoziata, evidenziando i danni economici che una guerra commerciale infliggerebbe ai posti di lavoro, alle imprese e ai consumatori sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea.
  2. Revisione Legale e Contrattuale: Le imprese devono condurre una revisione completa dei loro contratti commerciali con partner transatlantici. È necessario esaminare attentamente le clausole relative alla ripartizione dei costi tariffari, alla forza maggiore, agli adeguamenti dei prezzi e alla risoluzione delle controversie. Prepararsi a potenziali interruzioni e alla necessità di rinegoziare i termini contrattuali è un passo prudente e necessario nell’attuale clima di incertezza.

Bibliografia

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